Bulimia: l'unica cosa a cui non posso resistere sono le tentazioni!
Bulimia: l’unica cosa a cui non posso resistere sono le tentazioni!
28 Marzo 2017
Binge eating disorder: mi abbuffo e poi digiuno
Binge eating disorder: mi abbuffo e poi digiuno
15 Aprile 2017

Disturbo Post Traumatico da Stress: liberarsi dal passato in tempi brevi

Disturbo Post Traumatico da Stress: liberarsi dal passato in tempi brevi

Disturbo post traumatico da stress

A ognuno di noi è capitato di utilizzare, più o meno seriamente, la parola trauma, magari riferendosi anche solo a un’esperienza dolorosa.

In un’epoca di attacchi terroristici, calamità naturali come terremoti che hanno colpito più volte il Centro Italia, incidenti o aggressioni, la persona che vive il “trauma” è continuamente tormentato dal ricordo del trauma. E’ terrorizzato da un passato che continua ad inondare e sommergere il presente di paura, dolore e rabbia, sotto forma di incubi, ricordi, immagini, suoni, odori, flashback, impedendo alla persona di proseguire il suo cammino verso il futuro.

Ci troviamo di fronte a una forma di paura motivata da una reale esperienza vissuta. Essa può trasformarsi in patologia quando si manifestano reazioni incontrollate di panico in situazioni che possono essere associate a quella esperienza traumatica. In questo modo si innesca una sequenza di tentate soluzioni che, invece di attenuare la paura, la incrementano. Per proteggersi dalla paura queste persone, di solito, mettono in atto lo stesso copione usato per l’ansia generalizzata.

Disturbo post traumatico da stress: come si manifesta?

Il disturbo post traumatico da stress può manifestarsi entro poche settimane dall’evento traumatico e durare nel tempo. Ci sono casi in cui il disturbo post traumatico da stress si manifesta a distanza di molti mesi dall’evento drammatico; in altri casi persino a distanza di qualche anno.

I sintomi si sviluppano entro i primi tre mesi dall’avvenimento e devono durare più di trenta giorni prima di poter essere associati al disturbo post traumatico da stress. Le alterazioni non si manifestano solo sul piano psicologico, ma anche su quello biologico. Le manifestazioni generalmente sono:

  • tachicardia
  • iperfunzione cronica tiroidea
  • riduzione di volume dell’ippocampo
  •  alterazioni del sonno.

Il disturbo si manifesta come conseguenza di eventi stressanti o traumatici che abbiamo vissuto in prima persona o a cui abbiamo assistito indirettamente. Il disturbo da stress post traumatico è anche definito nevrosi da guerra proprio perché i pazienti che ne sono affetti sono stati coinvolti in situazioni belliche o di forte impatto emotivo. Gran parte delle persone affette dal disturbo rivive attraverso i flashback i momenti di terrore vissuti durante il trauma. Inoltre, fra i sintomi, ritroviamo

  • ansia
  • irritabilità
  • incubi notturni
  • ridotto interesse per le proprie attività
  • difficoltà a concentrarsi
  •  tendenza a evitare ogni situazione in grado di far riaffiorare il trauma.

Cercare di dimenticare è come ricordare di più!

L’evento traumatico prende la persona di sorpresa, inducendo un senso di perdita di controllo. Questo fa si che si mettano in atto reazioni che:

  • ritiene utili poiché le sono state in passato, in altre esperienze significative della sua vita; per esempio l’idea che la cosa più razionale da fare è smettere di pensarci
  • possono essere spontanee; per esempio iniziare a evitare tutti i luoghi e le persone che possono far sorgere ricordi devastanti
  • che possono essere vissute come un obbligo; potrebbe essere vincolato a reagire in un determinato modo, prescritto dal sistema intorno a lui; ad esempio, nelle missioni militari i soldati sono obbligati a mantenere totale riservatezza relativamente a ciò di cui sono stati testimoni o che è stato loro ordinato di fare.

Vediamo più in dettaglio come la persona tende a reagire nell’affrontare l’evento traumatico

Controlla i propri pensieri e cancella l’esperienza traumatica

Nell’illusione di poter in qualche modo “dimenticare” il trauma vissuto e tenere sotto controllo le spaventose sensazioni ad esso correlate, la persona cerca di non pensare a quanto capitato. Ma così facendo, sperimenta la situazione paradossale per cui più cerca di dimenticare più finisce per ricordare sempre di più. Con le parole di Michel de Montaigne “Niente fissa una cosa così intensamente nella memoria come il desiderio di dimenticarla”.

 Evita situazioni associabili al trauma

Il tentativo è quello di scacciarne dalla propria memoria ogni traccia. L’effetto di ogni evitamento è però quello di portare ad una vera e propria catena di progressivi evitamenti fino a quando anche situazioni o luoghi un tempo “neutri” vengono gradatamente vissuti come pericolosi. L’effetto finale non è solo quello di incrementare la paura che la persona vorrebbe invece ridurre, ma anche quello di renderla sempre più sfiduciata rispetto alle proprie risorse e sempre più limitata nella propria vita.

Richiede aiuto, rassicurazioni e si lamenta

La persona traumatizzata ricorre spesso all’aiuto degli altri. Farsi accompagnare nei luoghi ritenuti “pericolosi”, farsi continuamente rassicurare, confortare o semplicemente ascoltare ne sono un esempio. Questa strategia, che all’inizio sempre efficace, conduce invece al progressivo peggioramento della situazione di incapacità della persona che, delegando agli altri il gestire gli effetti del trauma, finisce per creare una vera e propria dipendenza e ridurre ancora di più la propria autonomia.

Superare il trauma con la Terapia Breve Strategica

Esistono protocolli specifici di trattamento che sono stati applicati a numerosi casi con la terapia breve strategica e che permettono un intervento efficace per questa tipologia di problema. Nello specifico, interrompendo le tentate soluzioni (soluzioni che non funzionano), utilizzate per fronteggiare il problema, si ottiene di solito lo sblocco immediato del disturbo.

L’efficacia del modello di terapia breve strategica sul disturbo post traumatico da stress è decisamente alta. Il 95% dei casi con una media di 7 sedute, in cui il 50% dei casi non presenta più tracce di sintomi rilevanti già dopo la prima seduta.

La prima seduta con una persona che ha vissuto un trauma è di fondamentale importanza per il successivo positivo evolversi della terapia.

Chi ha sofferto un trauma vive una situazione di emergenza e un disperato bisogno di aiuto ma, al tempo stesso, è incapace di attuare da solo anche il più minimo cambiamento.

Il terapeuta strategico deve quindi saper comunicare alla persona traumatizzata una forte compartecipazione emotiva (“capisco quello che senti”) e, parallelamente, il fatto di essere un “tecnico specializzato” che possiede tutti gli strumenti necessari per aiutarlo.

Le abilità comunicative e relazionali del terapeuta, soprattutto nel corso della prima seduta, sono fondamentali. Fanno sì che il paziente decida di “fidarsi ed affidarsi” e sia quindi disponibile a seguire quella che è l’indicazione principe per il trattamento di questo tipo di disturbo: il romanzo del trauma.

Raccontare il trauma per rimettere il passato nel passato

Messa a punto da Giorgio Nardone e dai suoi collaboratori del Centro di Terapia Strategica di Arezzo, questa manovra consiste nel chiedere al paziente che ogni giorno metta per iscritto, in una sorta di racconto e nella maniera più dettagliata possibile, tutti i ricordi del trauma passato: immagini, sensazioni, pensieri. Ogni giorno dovrà ripercorrere quei terribili momenti vissuti per iscritto, fino a quando non senta di avere scritto tutto ciò che è necessario dire.

Una volta scritto, dovrà evitare di rileggere e mettere il tutto in una busta. Alla seduta successiva, il paziente dovrà consegnare tutto i suoi scritti al terapeuta. Parallelamente, si prescrive alla persona la congiura del silenzio. Si chiede, in altre parole, di smettere di parlare del trauma e di quanto questo stia ancora influenzando la sua vita congiura del silenzio, veicolando tutta la pressione del malessere dentro gli scritti quotidiani.

Il romanzo del trauma è una manovra di eccezionale efficacia, poiché interviene in maniera diretta sulla principale tentata soluzione che mantiene il disturbo, ovvero il tentativo di dimenticare.

Gli effetti del Romanzo del Trauma

Mediante questa prescrizione si producono 4 effetti:

  • la persona esternalizza tutti i ricordi, le immagini, i flashback che continuamente la assillano; trasferendoli su carta, a poco a poco inizia a liberarsene
  • il ripercorrere il trauma ogni giorno per iscritto innesca una sorta di effetto “abituazione” rispetto ai ricordi traumatici; ora vengono attivamente e quotidianamente ricercati dalla persona invece che subiti
  • il ripercorrere per scritto il tragico evento permette di distaccarsi gradualmente dalla paura, dolore e rabbia che questo ha provocato. Si produce così l’ultimo effetto, la ricollocazione temporale del passato nel passato.
  • il dover consegnare il romanzo al terapeuta, infine, rappresenta una sorta di “rito di passaggio” di superamento dell’evento traumatico.

I pazienti che accettano di mettere in atto questa prescrizione, generalmente già nel corso della seconda seduta, raccontano come i primi giorni di esecuzione del compito siano stati davvero difficili e dolorosi. Ma, a poco  a poco, il racconto diventa sempre più ”freddo” e i ricordi, i flashback e gli incubi prima quotidianamente presenti diminuiscono rapidamente fino a scomparire.
Anche il fatto di aver smesso di parlarne ha aiutato questo processo, permettendo parallelamente di liberare dal peso del passato le relazioni con gli altri. Il passato ricollocato al suo posto smette così di invadere continuamente il presente della persona e di limitare la costruzione del suo futuro.

Trasformare la ferita in cicatrice

Tramite il romanzo del trauma, la ferita del trauma si trasforma a poco a poco in una cicatrice che, pur non scomparendo completamente del tutto, permette alla persona di riappropriarsi della propria naturale capacità di resilienza. Ed ecco che, nel corso delle sedute successive, la persona rinizia a recuperare la propria vita, interrompendo la sequenza di evitamenti e ritrovando gradatamente la fiducia nelle proprie risorse e nella propria autonomia.

Nella maggior parte dei casi, questa solo manovra mantenuta nel tempo permette alla persona di liberarsi completamente dall’invalidante disturbo; nei casi in cui il disturbo post traumatico da stress abbia invece dato origine ad altri tipi di disturbi (disturbo da attacchi di panico, fobie varie, paranoie, disturbo ossessivo-compulsivo, depressione, etc) il terapeuta continuerà la terapia fino alla totale risoluzione del problema.

 

BIBLIOGRAFIA
Cagnoni F., Milanese R. (2009), Cambiare il passato. Superare i traumi con la terapia strategica, Ponte alle Grazie, Milano.
Meringolo P., Chiodini M., Nardone G. (2016), Che le lacrime diventino perle, Ponte alle Grazie, Milano.
Nardone G. (2008), Solcare il mare all’insaputa del cielo, Ponte alle Grazie, Milano.
Nardone G., Portelli C. (2015), Cambiare per conoscere, Ponte alle Grazie, Milano.
Nardone G., Salvini A. (a cura di) (2013), Dizionario internazionale di Psicoterapia, Garzanti, Milano.

TRATTAMENTO TERAPEUTICO

E

 

Bibliografia
American Psychiatric Association (2000). DSM-IV-TR Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fourth Edition, Text Revision. Edizione Italiana: Masson, Milano.
F.Cagnoni, R. Milanese, Cambiare il passato, Superare le sperienze traumatiche con la terapia strategica, 2009