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Attacchi di Panico: fobici non si nasce ma si diventa. Guarire in tempi brevi

Attacchi di Panico: fobici non si nasce ma si diventa. Guarire in tempi brevi

Il dramma dell’Attacco di Panico

«Viviamo nella paura ed è così che non viviamo»
Gotayama Buddha

Cosa sono gli attacchi di panico?

Immaginate di essere da soli in mezzo a tanta gente. Di colpo, come fosse l’imboscata di un acerrimo nemico, sentite la vostra mente sfuggirvi. Il cuore impazzito scalpita. La gola, riempita dall’aria come dalla piena di un fiume, soffoca. La testa come sul ciglio di un burrone, oscilla di vertigine. La paura dilaga in voi, volete fuggire ma non potete fuggire da voi stessi. La paura vi avvolge, vi strangola, cercate di controllarla, ma è lei che controlla voi. Vi sembra di impazzire e di morire al tempo stesso. Improvvisamente una mano amica vi batte sulla spalla: “Ciao amore, scusami per il ritardo”.
Come nuvole penetrate dal sole, il panico svanisce lasciando il sudore gelido sulla pelle.

Benvenuti nel mondo del panico.
La paura di questo nemico d’ora in poi vi accompagnerà come un’ombra sinistra e più cercherete di scacciarla più vi ci perderete dentro.
Questo esempio rappresenta la drammatica realtà delle persone che soffrono di attacchi di panico.

ATTACCO DI PANICO: la forma piú estrema della paura

Potremmo definirlo come la forma più estrema della paura. Una reazione che viene innescata da una percezione, che a sua volta mette in moto reazioni psicofisiche e che, in rapida escalation, porta alla sensazione di totale perdita di controllo.

Nel vissuto della persona, la paura raggiunge il suo massimo e coinvolge la mente e il corpo in una serie di sensazioni e stati d’animo talmente forti da paralizzare e annullare qualsiasi pensiero razionale. Al punto che in un attimo, i parametri fisiologici (frequenza cardiaca, pressione arteriosa, ritmo respiratorio, senso di equilibrio, etc.), si alterano bruscamente.

Questa sensazione di alterazione, innesca pensieri e convinzioni minacciose. Ad esempio “E se mi sentissi male?” oppure  “e se non trovassi si una via di fuga?”. In pochi minuti si arriva ad un “tilt” mentale rappresentato dall’attacco di panico vero e proprio.

ATTACCHI di PANICO: come riconoscerli

I sintomi raggiungono il loro apice in pochi minuti e possono essere somatici o cognitivi:

  • palpitazioni
  • sudorazione
  • tremore
  • dispnea (difficoltà respiratoria) o sensazione di soffocamento
  • dolore o fastidio al torace
  • nausea
  • disturbi addominali
  • vertigini, sensazione di “testa leggera”
  • de-realizzazione (senso di irrealtà)
  • depersonalizzazione (sensazione di essere “staccati” da se stessi)
  • formicolio o perdita del senso del tatto
  • brividi o vampate di calore
  • paura di perdere il controllo o di “impazzire”, paura di morire.

Quando gli attacchi di panico sono ricorrenti si parla di Disturbo da Attacchi di Panico.

 

Come si diventa fobici?

Fobici non si nasce ma si diventa. Lo si diventa mediante una graduale evoluzione di tentativi fallimentari ripetuti per cercare di gestire il disagio.
Tali tentate soluzioni che complicano il problema, piuttosto che risolverlo, vengono attuate e ripetute poiché sul momento funzionano come riduttori della paura, oppure sono atti preventivi per evitare l’insorgere del panico. Ma questo è solo l’effetto immediato perché poi tale copione di reazione per controllare la paura condurrà ad un progressivo peggioramento della sintomatologia.

Le tipiche soluzioni che non funzionano

La prima tentata soluzione che non funziona usualmente attuata è il tentativo di controllo delle proprie sensazioni e reazioni che fa perdere il controllo.

Sostanzialmente il fobico, nell’intento di sedare le allarmanti reazioni psicofisiche, ascolta continuamente le alterazioni del proprio corpo (battito cardiaco accelerato, senso di perdita dell’equilibrio, sudorazione profusa, ecc.) e, senza rendersene conto, le incrementa proprio perché cerca di controllarle.
Questo lo fa spaventare ulteriormente e lo spinge a cercare di aumentare sempre più il controllo fino a generare quel circolo vizioso che porta all’attacco di panico.

Si può pertanto affermare che la paura patologica è l’effetto della trappola paradossale dell’eccesso di controllo che fa perdere il controllo.

Una volta innescato questo meccanismo disfunzionale, generalmente la persona tende a mettere in atto due copioni comportamentali: l’evitamento delle situazioni temute e la ricerca di aiuto da parte di altre persone; due modalità di affrontare la paura che in realtà la alimentano invece che ridurla.
Infatti, evitare le situazioni temute, se lì per lì fa sentire salvi, poi ne conferma la pericolosità, così come la propria incapacità di affrontarle.

Evitamento dopo evitamento, la persona si troverà ingabbiata negli angusti confini che essa stessa ha delimitato nell’intento di proteggersi, riducendo il proprio campo d’azione, nei casi più gravi anche drasticamente. Come afferma Honorè de Balzac «la rinuncia è un suicidio quotidiano».

A completare il quadro, la richiesta d’aiuto e di rassicurazione rivolta alle persone care porta a dipendere pesantemente dagli altri, tanto che talvolta non si riesce neppure a fare un passo fuori di casa senza essere aggrappati a quella sorta di stampella che sostiene ma invalida. La fiducia nei propri mezzi, dunque, declina rapidamente, così come la consapevolezza delle proprie risorse personali che divengono sempre più evanescenti.

 

ATTACCHI di PANICO: farmaci o no?

Non è un caso che il termine “attacchi di panico” sia stato introdotto nella letteratura psichiatrica dopo che una potente casa farmaceutica aveva messo a punto un farmaco “antipanico”, che poi è diventato il bestseller mondiale dei farmaci.

Purtroppo, sulla scia di tutto ciò, il più delle volte il trattamento iniziale di un disturbo da panico è proprio il ricorso a farmaci tampone della sintomatologia. Ma se tale intervento non è associato a una terapia psicologica mirata, il più delle volte, è efficace solo inizialmente. É destinato perdere i suoi effetti terapeutici. L’uso del tampone farmacologico per l’ansia si trasforma dopo qualche tempo in una tentata soluzione che alimenta piuttosto che ridurre il problema, poiché abitua la persona a delegare al farmaco la sua capacità di resistere alle reazioni di panico.

Nessuno può affrontare la paura al posto nostro, tantomeno un farmaco.
La ripetizione nel tempo di tale processo di delega, infatti, funziona come la dinamica della richiesta d’aiuto e protezione precedentemente descritta, incentivando la sfiducia nelle proprie risorse personali.

 

ATTACCHI di PANICO: E’ possibile guarire rapidamente?

Solitamente il paziente si rivolge allo specialista quando gli attacchi di panico divengono tanto frequenti da impedire il normale svolgimento delle attività quotidiane. Altre volte chiede aiuto per le implicazioni legate al disturbo: depressione, abuso di farmaci, ritiro sociale, parziale o completa incapacità di affrontare il mondo esterno.

Oggi esiste una vasta gamma di efficaci psicoterapie in grado di aiutare chi soffre di attacchi di panico. Poche sono però quelle che garantiscono criteri di efficienza (l’efficienza è la capacità di produrre effetti in tempi brevi). Fattore non trascurabile perché esiste una notevole differenza tra guarire dal panico in 3 mesi e guarire in 3 anni.

E’ importante quindi che il paziente sappia scegliere, anche aiutato dal proprio medico, il percorso terapeutico più adatto.
La maggior parte delle teorie cliniche e i relativi orientamenti alla psicoterapia cercano di individuare le cause psicologiche remote che scatenerebbero il panico, seguendo la consolidata abitudine dell’essere umano a ragionare secondo una logica lineare di causa-effetto, in quanto certamente più rassicurante.

Ma proviamo ad immaginare solo per un attimo di partire per un lungo viaggio e, a un certo punto, dopo lunghe ore di cammino, all’improvviso cadiamo e ci ritroviamo in uno stretto pertugio.
Siamo soli. Si sta facendo notte. È freddo. Abbiamo paura.
In una situazione di questo genere, la prima cosa che ci chiediamo è perché siamo caduti, oppure come fare ad uscire da quel buco angusto per poter riprendere il nostro cammino?

Sebbene possa sembrare contro-intuitivo, è possibile curare gli Attacchi di Panico in breve tempo con risultati stabili.

 

ATTACCHI DI PANICO: cura in tempi brevi

Oltre il 90% dei casi di Attacchi di Panico trattati con la Terapia Breve Strategica. La piena guarigione sono raggiunge con una media di sette sedute; lo sblocco della sintomatologia avviene attorno al secondo o terzo incontro.

Nessuno è in grado di superare volontariamente una paura generalizzata, anzi più questi si sforza di non avere paura, più la paura aumenta, poiché egli si trova dentro una trappola dalla quale non può più uscire da solo.

Grazie a manovre suggestive, ristrutturazioni e prescrizioni di pensiero e di azione, sono in grado di portare la persona a interrompere le tentate soluzioni disfunzionali che mantengono il problema, rompendo così il circolo vizioso di percezioni e reazioni patogene. La persona viene successivamente guidata a vivere esperienze concrete di superamento della paura. A tale scopo vengono utilizzati suggestivi stratagemmi terapeutici sino al recupero completo della fiducia nelle proprie capacità e risorse personali.

Tutto questo, non con l’inefficace presunzione di eliminare la paura, che rappresenta una nostra dotazione naturale, ma con l’obiettivo di utilizzarla, per trasformarla in coraggio, in un punto di forza che ci spinga in avanti nella talvolta bizzarra avventura della vita.

 

BIBLIOGRAFIA

Nardone G., Watzlawick P. (1997),Terapia Breve Strategica, Raffaello Cortina Editore, Milano.
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Nardone G. (1993), Paura, panico, fobie, Ponte alle Grazie, Milano.
Nardone G. (1999), Psicosoluzioni, BUR, Milano.
Nardone G. (2000), Oltre i limiti della paura BUR, Milano.
Nardone G. (2003), Non c’è notte che non veda il giorno, Ponte alle Grazie.
Nardone G. Salvini A. (2004), Il dialogo strategico, Ponte alle Grazie, Milano.
Nardone G. (2007), Cambiare occh toccare il cuore: aforismi terapeutici, Ponte alle Grazie, Milano