Cominciamo con un esempio che ben evidenzia la logica apparentemente assurda alla base del disturbo ossessivo compulsivo: un’irrefrenabile compulsione a mettere in atto comportamenti o pensieri in modo ripetitivo e ritualizzato fino ad invalidare la vita di un individuo.
In una clinica tedesca per disturbi mentali un paziente soffre di un disturbo davvero bizzarro: batte le mani compulsivamente. Gli psichiatri, incapaci di aiutarlo, chiedono la consulenza a due noti psicoterapeuti. Lo psichiatra che si occupa del caso presenta il paziente si due professori e gli chiede di spiegare perché batte le mani continuamente. “Per scacciare gli elefanti!” responde l’uomo. Lo psichiatra, seguendo la logica e l’esame di realtà, replica “Ma in Germania non ci sono gli elefanti”. “Ma per scacciarli funziona!” ribatte il paziente.
Studi epidemiologici hanno evidenziato un’incidenza nella popolazione di circa il 5%. Il disturbo interessa in uguale misura i due sessi. L’età media di esordio oscilla fra 22 e 35 anni, ma può cominciare a manifestarsi gradualmente in infanzia e in adolescenza.
Possiamo considerare il disturbo ossessivo compulsivo (DOC o OCD) tra le più gravi ed invalidanti forme di psicopatologia. Tale disturbo risulta essere resistente alle terapie farmacologiche ed ai trattamenti attraverso le principali psicoterapie tradizionali a causa della sua struttura logica, non ordinaria e talvolta bizzarra. Per quanto riguarda i tradizionali approcci psicoterapeutici, infatti, nel trattamento del disturbo ossessivo compulsivo, si utilizzano per la sua cura ragionamenti logici razionali, basati sulla logica ordinaria che finisce però con lo scontrarsi con la logica non ordinaria del disturbo stesso.
La descrizione concreta di questa patologia può essere fatta semplicemente riferendosi all’immagine di una persona che è costretta da una sua fissazione fobica a eseguire particolari e talvolta bizzarre azioni in modo ritualizzato. Tale copione tende a di solito a esasperarsi, sino a che il soggetto arriva a eseguire costantemente rituali ossessivi. I rituali possono essere i più disparati e creativi, oppure pensieri o immagini mentali da ripetere o da organizzare in specifiche sequenze. Non c’è limite alla fantasia umana, pertanto non c’è limite alle forme di ritualizzazione patologica.
La logica di funzionamento del disturbo ossessivo compulsivo è basata sul fatto che ciò che è corretto e sano diviene, attraverso una ripetizione esasperata, una vera e propria tirannia dell’assurdo, che si basa sul bisogno di essere rassicurati rispetto alla propria realtà: “ Mi sono lavato talmente bene che non posso essere infettato dall’HIV”, “ Ho pregato pregato così bene che che non potrà accadermi nulla nella vita”, “Ho controllato così bene ogni cosa che non mi potrà succedere nulla di pericoloso”. Dal logico, per eccesso, si giunge all’illogico. Essere attenti e meticolosi nello svolgimento di un compito è un pregio che rende rigorosi e affidabili; dover tornare su qualcosa che è stata controllata più volte perché non è sicuri di averla eseguita correttamente diventa un problema; sviluppare una compulsione irrefrenabile a ricontrollare più volte ciò che è già stato controllato diventa una patologia.
Le possibilità di sviluppare tale disturbo non sono solo basate sulla paura poiché esistono anche compulsioni basate sul piacere è altrettanto patologiche. Ad esempio la compulsione a strapparsi i capelli e i peli del corpo oppure la voglia irrefrenabile di tagliuzzarsi per l’ambiva.ente sensazione piacere/dolore, olio shopping compulsivo o la compulsione patologica al gioco d’azzardo o al rubare
Ciò che distingue questa patologia fobica dalle altre è che la persona inizialmente utilizza il rituale per far fronte ad una situazione fobica dalla quale si vuole proteggere. Il rituale, creato attraverso un controllo di ciò che si teme, crea l’autoinganno nel paziente di essere tutelato. La ripetizione di tali azioni nel tempo consoliderà così il disturbo, divenuto perciò una trappola che imprigionerà la persona. Per chi soffre di questo micidiale problema, il vero disturbo, dunque, è l’incapacità di interrompere quei rituali inizialmente tesi a sedare la paura, trasformatisi poi in irrinunciabili azioni che vengono ripetute o per propiziare una realtà o per fronteggiare eventuali pericoli. In altri termini, ciò che dovrebbe proteggere diviene ciò che aggredisce e tortura.
L’intervento terapeutico si focalizzerà quindi sull’interruzione della messa in atto delle tentate soluzioni che mantengono il disagio nel paziente e nel sistema familiare.
Questo disturbo comprende quattro fondamentali classi sulla base dello scopo verso il quale sono orientati i rituali compulsivi:
Possiamo inoltre distinguere compulsioni mentali caratterizzati non da azioni, ma da pensieri strutturati in rituali. Ad esempio: conteggi mentali, ripetizione di parole, conteggi di targhe di macchine, richieste continue di rassicurazioni ai familiari, etc.
Presentare un disturbo ossessivo compulsivo significa esibire rituali comportamentali e/o di pensiero che costituiscono una trappola psicologica dalla quale è difficile liberarsi. Essi possono arrivare a rendere la vita impossibile a chi ne soffre ma anche a chi gli sta accanto.
Gli approcci terapeutici più utilizzati nel trattamento del disturbo ossessivo compulsivo sono quello cognitivo comportamentale e appunto l’approccio breve strategico. Esiste una sostanziale differenza tra i due tipi di intervento. L’approccio cognitivo comportamentale, associato spesso a terapia farmacologica, attraverso un processo di consapevolezza e sforzo volontario, guida il paziente ad imparare a combattere o gestire il disturbo. Potremmo riassumere che prima “spiega poi guida ad agire”.
Per quanto riguarda l’approccio strategico invece, il terapeuta utilizza stratagemmi terapeutici che mirano a creare esperienze emozionali correttive nelle percezioni, per poi far acquisire la capacità di gestione. In questo caso possiamo riassumere il concetto dicendo che “prima fa agire poi spiega”. Come diceva Blaise Pascal “chi si persuade da solo lo fa prima e meglio!”. L’apprendimento risulta, quindi, più forte se prima il paziente sperimenta la possibilità di gestire il problema attraverso eventi casuali pianificati dal terapeuta.
Il trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo è la punta di diamante della psicoterapia breve strategica. Il protocollo strutturato per questa patologia è stato esportato in tutto il mondo riscontrando risultati eccellenti anche in culture diverse dalla nostra. La ricerca-intervento trasversale condotta nell’arco di vent’anni e applicata a migliaia di casi mostra con chiarezza come l’88% dei casi possa essere condotto a estinguere il disturbo ossessivo compulsivo nell’arco di pochi mesi (dai 3 ai 6). Solo una piccola parte di questa casistica richiede un intervento più prolungato, quando è necessario smontare gradualmente le numerose ritualizzazioni che si sono costituite.
Nardone G. (2000), Oltre i limiti della paura BUR, Milano.
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Nardone G., Portelli C. Ossessioni compulsioni manie. Capirle e sconfiggerle in tempi brevi. Ponte alle Grazie Adriano Salani Ed 2013.
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