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Vomiting: quando abbuffarsi e vomitare diventa un piacere

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Vomiting: chi colpisce?

E’ il 35% della popolazione adulta a soffrire di Vomiting (il 25% sono minorenni) ma la percentuale sta dilagando in maniera sempre più vorticosa. Qualche decennio fa nelle scuole medie e superiori venivano osservati casi sporadici di ragazzine magrissime o con particolari condotte alimentari. Oggi non è più una rarità trovare tra le classi adolescenti tali disturbi. Non solo. Una volta le patologie del comportamento alimentare riguardavano essenzialmente femmine nell’età dello sviluppo. Ai giorni nostri la problematica ha preso campo anche tra soggetti di sesso maschile. Coinvolge persone adulte che si trascinano il problema dagli anni della crescita. In altri casi, si costruiscono il problema in seguito a tentativi fallimentari di perdita di peso.

Effettivamente è sempre maggiore, tra i più giovani e meno giovani, l’attenzione al proprio corpo.  Un’attenzione esasperata dall’immagine diffusa dai mass media di modelli esteticamente perfetti su cui identificarsi. Entrare in una taglia quaranta oppure mostrare un addome scolpito diventa il chiodo fisso. 

 

Vomiting: una nuova forma di disturbo alimentare

Il manuale diagnostico e statistico della malattia mentale non rispecchia la realtà clinica dei disordini alimentari. Non descrive minimamente quel disturbo che ad oggi risulta essere il più diffuso tra tutti: la sindrome da Vomiting . La continua ricerca intervento condotta Centro di Terapia Strategica da G. Nardone e collaboratori, ha permesso mettere in luce, per la prima volta in letteratura, la sindrome da vomito o Vomiting. Tale disturbo è oggi molto più frequente se non più pericoloso della vecchia e nota anoressia.

Può  essere considerata come una “specializzazione tecnologica” dei due classici disordini alimentari, anoressia e bulimia. Ha preso origine da essi ma successivamente è venuta a costituirsi come un’entità del tutto indipendente oltre che decisamente differente.

 

Vomiting: mi abbuffo e poi cerco di rimediare

Il mangiare e vomitare inizialmente viene utilizzato come strategia per non ingrassare. E’ la tentata soluzione che permette di abbuffarsi senza dover fare i conti con il grasso. Tuttavia attraverso la sua ripetizione la sequenza del mangiare e vomitare si trasforma in un rituale sempre più piacevole. H. Laborit, premio Nobel della biologia, ci dimostra come qualsiasi comportamento, se ripetuto un certo numero di volte, può assumere una connotazione di intensa piacevolezza. Il problema si trasforma rispetto alla forma iniziale: dal tentativo di controllo del peso (come nelle anoressiche o bulimiche), si passa a una vera e propria compulsione irrefrenabile (vomiting). Mangiare e vomitare diviene un piacere perverso a cui non si riesce a rinunciare. 

Per quanto possa sembrare perverso o disgustoso, tutta la sequenza del rituale diviene un piacere irrefrenabile e travolgente. Se in un primo momento eliminare tutto ciò che si è ingurgitato è solo un modo per evitare di accumulare calorie poi diviene un piacere irrinunciabile, un “amante segreto”, il demone che rapisce, che si discosta sempre più da qualsiasi altro piacere personale, sociale, professionale.
Essendo il Vomiting una sindrome a se stante, risultano fallimentari le metodologie di intervento utilizzate su anoressia e bulimia.

 

Vomiting: uscire dalla trappola

Questo disturbo può essere affrontato attraverso uno specifico protocollo di trattamento che si discosta dalle metodologie di intervento su anoressia e bulimia  dimostratesi, in questi casi, del tutto inefficaci.

Esistono infatti molte psicoterapie possibili nei confronti dei Disturbi Alimentari. Uno di quelli che negli ultimi vent’anni hanno prodotto i risultati più interessanti è l’approccio della Psicoterapia Breve Strategica (Nardone et al., 1999; Nardone, 2007; Nardone & Selekman, 2011), che, sulla base di uno studio attento e meticoloso dei meccanismi di costruzione e mantenimento del problema, ha creato specifici protocolli in grado di far collassare il disturbo su sè stesso fino a farlo collassare. Tale Approccio, finalizzato alla massimizzazione dell’efficacia e dell’efficienza terapeutica, permette di ottenere miglioramenti in tempi rapidi, solitamente nell’arco di 4/5 sedute, permettendo di evitare un prolungamento della sofferenza esistenziale dell’individuo e della famiglia coinvolti.

Tipologie di vomitatrici

La pratica clinica e le numerose ricerche condotte all’interno del modello strategico hanno permesso di individuare tre sottotipologie di vomitatrici definite trasgressive:

  • inconsapevoli: sono giovani inesperte, che non si sono rese conto della analogia che il rituale ha con il piacere sessuale.
  • consapevoli e compiaciute: non vogliono rinunciare al loro amante segreto.
  • consapevoli, ma pentite: si rendono conto di quanto sia limitante il loro problema, ma non ce la fanno a smettere.     

L’intervento strategico, dopo aver individuato la tipologia di vomitatrice (inconsapevole/compiaciuta/pentita), si focalizza sulla condotta di eliminazione che genera piacere. Per fare questo si asseconda la logica del problema cercando di creare, al posto di tanti piccoli piaceri distribuiti nell’arco della giornata, un piacere più grande.
Il fine ultimo della terapia consisterà nel rovinare la piacevolezza del rituale, trasformandolo in sgradevole tortura e nel portare la persona alla scoperta di nuovi piaceri.

Vomiting: un esempio di strategia d’intervento

Dai risultati ottenuti su migliaia di casi, la terapia breve strategica è risultato essere il tipo di trattamento più efficace  per la cura del Vomiting.(83% dei casi risolti)

L’intervento mira a trasformare l’irresistibile compulsione ad abbuffarsi e vomitare in una fastidiosa tortura. La prescrizione prevede l’introduzione di un intervallo di almeno un’ora tra l’abbuffata e la scarica. L’obiettivo è rendere il rituale sempre più faticoso e sgradevole tanto da portare la persona a evitarlo piuttosto che eseguirlo a queste condizioni.  Nello stesso tempo si reintroducono piccole trasgressioni ai pasti.  Il fine è allontanare l’incontenibile desiderio che solitamente sfocia nella perdita di controllo al di fuori dei pasti. Si segue la regola per cui ”se il piacere te lo concedi potrai rinunciarci, se non te lo concedi diventerà irrinunciabile”.


Bibliografia:

Giorgio Nardone, Matthew D. Selekman, 2011, USCIRE DALLA TRAPPOLA  Abbuffarsi vomitare torturarsi: la terapia in tempi brevi, Ponte alle Grazie, Milano

Giorgio Nardone, 2003, AL DI LA’ DELL’ODIO E DELL’AMORE PER IL CIBO, Guarire rapidamente dalle patologie alimentari, BUR Rizzoli

Giorgio Nardone, Tiziana Verbitz, Roberta Milanese, LE PRIGIONI DEL CIBO Vomiting Anoressia Bulimia. La terapia in tempi brevi, Tea Ed., Milano